30
marzo 2007 - Moto Guzzi Magnum
Prima di lasciarci
completamente alle spalle la prima e “discussa” (almeno dai più accaniti
giornalisti che continuano a criticare l’opera di non-informazione
operata dalla Federazione Mondiale Motociclismo Sportivo) gara del
Campionato Mondiale PGP 2007, vogliamo soffermarci a parlare di quello
che alla fine è stato il vero protagonista dell’evento, anche se forse a
molti la cosa potrà essere sfuggita almeno in parte, il vittorioso
(anche se forse solo fortunosamente) Moto Guzzi Magnum.
Montecarlo (o più precisamente la scuderia Americana PI Magnum che vi si
è recata) ci ha infatti regalato una inedita versione “corsaiola” di uno
dei cinquantini più insoliti della produzione Guzzi, che potrebbe
tranquillamente essere paragonato a quello che oggi rappresentano le
minimoto: due gomme particolarmente larghe (4”) montate su cerchi di
piccolo diametro (10”), una linea goffa che fa apparire questo
monocilindrico a due tempi quasi impacciato, particolari spesso
sproporzionati (uno per tutti il manubrio alquanto allungato), in
definitiva un veicolo decisamente atipico ma soprattutto indubbiamente
simpatico.
La
produzione è stata limitata agli anni dal 1976 al 1979 ed ha usufruito
della collaborazione di Benelli (suo infatti il cambio a cinque marce
con pedale a bilanciere, la prima in alto e le altre marce in basso) e
di MotoBi.
La
cilindrata di 49cc e la ridotta potenza di soli 1,2 cavalli permettevano
al veicolo di raggiungere a malapena la velocità massima di 40 km/h, ma
consentivano ai due freni a disco (comandati l’anteriore tramite leva al
volante ed il posteriore tramite pedale) di garantire una sufficiente
azione frenante.
La
ricerca di soluzioni tecniche originali, quali la scelta di un telaio
che confacesse al tempo stesso da serbatoio per il carburante (si noti
nelle foto la piccola valvolina di sfogo per l’aria che andava azionata
“pompando” duranti i rifornimenti), consentiva di contenere il peso
complessivo del veicolo in “soli” 58 kg (contro i 90 ed oltre degli
attuali scooter realizzati con ben altri materiali), e il baricentro
estremamente basso (oltre alla già citate piccole ruote) rendeva la
guida divertente e sempre sicura.
Degne
di nota le due piccole protezioni cromate sovrastanti il motore
(paragambe), che sono state per lungo tempo il poggiapiedi preferito dei
bambini che venivano scorrazzati come passeggeri abusivi, quando questi
erano ancora troppo piccoli o non abbastanza scavezzacolli per trovare
posto (sempre in piedi!) sul piccolo parafango/portapacchi posteriore.
Azzeccatissimi gli unici due colori in cui era disponibile questo
modello: rosso o blu entrambi metallizzati e brillantissimi.
Nota
dolente i consumi che, accompagnati dal serbatoio della capienza di soli
tre litri di miscela, rendevano l’autonomia abbastanza limitata: per
quanto la casa dichiarasse un consumo di 2,2 litri ogni cento km,
difficilmente si riuscivano a percorrere una trentina di chilometri con
un solo litro di carburante.
Infine
una caratteristica curiosa che rendeva indirettamente più “sicura” la
guida in caso di pioggia: forse a causa della scolpitura degli
pneumatici o del poco protettivo parafango anteriore, sicuramente per
l’adozione di una pipetta di protezione della candela decisamente
inadeguata, era sufficiente transitare su una pozzanghera d’acqua per
far sì che il motore si arrestasse e spesso bisognava attendere parecchi
minuti prima di poterlo rimettere in moto. Tutto ciò sconsigliava
appunto l’uso sul bagnato!
Di
seguito riportiamo una galleria di immagini di modelli più o meno
originali (si noti l’insolita versione a pedali realizzata per il
mercato francese), tra cui spiccano gli ultimi modelli riconoscibili per
l’adozione di cerchi a cinque razze.
Tutte le informazioni pubblicate in
questa sezione del sito sono da considerarsi assolutamente infondate, o
quantomeno riportate a livello puramente satirico.